(Londra 1561-1626) filosofo e uomo politico inglese. Fu membro del parlamento e consigliere di Elisabetta I, poi cancelliere di Giacomo I, che lo nominò barone e visconte. Nel 1621, processato per corruzione, fu costretto a ritirarsi dalla vita pubblica. Come filosofo, B. mirò a sostituire alla scolastica un nuovo sistema di conoscenza, basato sul metodo induttivo e sperimentale, e rivendicò alla filosofia il compito di trovare un’applicazione pratica alle conoscenze scientifiche, ponendo le basi dell’utilitarismo pragmatico che doveva dominare per secoli il pensiero inglese. Per rendere accessibile il proprio pensiero a tutto il mondo di allora, B. scrisse in latino le sue opere filosofiche più importanti, tra cui la Instauratio magna, importante soprattutto nella seconda parte, Novum organum (1620), dove B. descrive il suo nuovo metodo; la prima parte (De augmentis scientiarum) ebbe una prima stesura, più breve, in inglese (Il progresso del sapere, The advancement of learning, 1605). Questa stesura, con la Storia del regno di Enrico VII (1622), l’utopia della Nuova Atlantide (The New Atlantis, 1627) e i Saggi (Essayes, 1597, edd. ampliate 1612, 1625), costituisce l’opera del primo vero classico della prosa inglese. I Saggi - che trattano aspetti della vita umana, pubblica e privata, e forniscono riflessioni e consigli improntati a un cristianesimo tinto di stoicismo e realismo politico memore di Machiavelli - introducono in Inghilterra il genere del saggio moderno, anche se, per il tono impersonale e l’incisività aforistica, sono più legati alla tradizione umanistica che ai modi di Montaigne. Alla diffusione dei Saggi contribuì la prosa di B., latinamente concisa e solenne ma ravvivata dal colore della lingua idiomatica.